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Presentazione

Saverio Russo
Presidente Fondazione Banca del Monte di Foggia

Dopo tante mostre dedicate alla bellezza, dell’arte, dei volti fotografati, dei paesaggi, dei libri, una mostra dedicata alla bruttezza e al rifiuto, sia pure riprese da un grande fotografo, Giovanni Rinaldi. Non sembri fuori tema per la nostra Fondazione: siamo da sempre impegnati nella promozione del territorio e non può essere fuori tema dare maggiore diffusione alla denuncia del degrado, che ci impoverisce tutti e che non ha un solo responsabile, ma tanti.

Vogliamo dare, con questa mostra itinerante, un sostegno a quanti si battono per contrastare questa pericolosa deriva, a quelli che non si limitano al post su facebook e allo strillo qualunquista, ma dedicano il loro tempo a “pulire il mondo”, agli amministratori spesso soli a risanare gravi situazioni che hanno ereditato. Per far capire a tutti che l’immondizia depositata nel greto del torrente, come i rifiuti pericolosi abbandonati, finiscono nel mare, nell’acqua e negli alimenti e tornano, inesorabilmente, a noi.

La denuncia della bruttezza per tornare a celebrare la bellezza e conservare la Terra per chi verrà dopo di noi.

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Note di ‘regia’
Giovanni Rinaldi

#WeAreInPuglia?/Siamo in Puglia? Sì, siamo in Puglia, dove spesso gli Ori e gli orrori sono uno accanto all’altro.

In questo mio lungo reportage sul “paesaggio del rifiuto”, che da cinque mesi mi impegna quotidianamente, si parte da Foggia e dalle strade che percorriamo in città tutti i giorni, verso le nuove periferie residenziali, al limite della zona sud di espansione edilizia, dove nell’orizzonte di una campagna piatta e solare si disperdono una miriade di discariche abusive, in massima parte costituite dagli scarti dei lavori edili, ma anche di una varietà di oggetti di scarto del nostro consumismo quotidiano.

Si procede poi per le strade comunali e provinciali che a raggiera vanno verso le alture, fin dentro il cuore dei Monti Dauni e del Gargano. Un viaggio attraverso un paesaggio meno pubblicizzato e più nascosto della nostra terra. Il paesaggio oscuro dei rifiuti, degli scarti, dell’inquinamento, del degrado. Il verde a malapena nasconde quello che nella terra è ormai sedimentato, come una stratificazione “archeologica” in cui possiamo rispecchiarci e conoscerci meglio. C’è tutto quello che sprechiamo, accumuliamo, rifiutiamo.
Giorgio Nebbia (nel 1993) scriveva “L’analisi dei rifiuti accumulatisi negli anni e delle loro trasformazioni fornisce eccezionali informazioni sulla storia dei consumi e sull’ecologia degli ultimi decenni”.

L’erba sembra accogliere e nascondere, la terra sembra seppellire. Come quando osserviamo il paesaggio da lontano, può sembrare tutto in ordine e consueto, ma è avvicinandosi, osservando più da vicino, che scopriamo quello che la nostra terra sta diventando.

Si arriva infine, passando per Lucera (la ex fabbrica Alghisa), a Giardinetto, luogo ormai diventato simbolo oscuro, dove è situata una delle più grandi discariche di rifiuti tossici d’Europa. 250.000 tonnellate di scarti industriali contenenti metalli pesanti e pericolosi, in parte ammassati nei big bag ormai marcescenti nei depositi – le cui coperture in amianto, degradandosi, si disperdono nell’aria – e in massima parte tombati nel sottosuolo dei piazzali tutto intorno per una superficie complessiva di 70 ettari.

Le ‘cose’ in sé non hanno colpa, spesso giriamo lo sguardo altrove, senza mettere a fuoco quello che è evidente. Passiamo accanto, con l’abitudine spuntiamo le spine che sentiamo dentro. Questo è il paesaggio nel quale siamo immersi. Queste fotografie provano a sublimare quello che vedo e che continua a sorprendermi, tanto da ritenere che debba essere comunque raccontato.

Il rifiuto della bellezza. Land, garbage, art.