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Ma la Puglia dov’è?
Testo di Piero Ferrante – Foto di Giovanni Rinaldi
da “Narcomafie, n. 5-6, sett. dic. 2017 pp. 22-27

È una sporca storia, direbbe Luis Sepùlveda. E sporca lo è davvero, qualunque sia la lente attraverso cui la si provi a leggere. Una storia così sporca e sbagliata da puzzare. Di marcio. Di rancido. D’impuro. E poi di copertoni bruciati, d’amianto che si sgretola e vola come polline, di terra malata e amara. Puzza di buste in decomposizione, di rifiuti industriali, di incendi.
Foggia, la sua periferia in abbandono, le campagne intorno alla città, le stradine provinciali che tagliano come rughe stanche campi antichi e fertili: sono tutti luoghi che stanno smarrendo storia e odori. Giovanni Rinaldi, fotografo, antropologo, storico, li ha battuti per cinque mesi. Cercava la bellezza e ha trovato invece la sua negazione. Ha trovato la desolazione del brutto incorniciata da colori immensi e moltiplicata da uno spazio piatto che si perde all’orizzonte.
Ne è nato un reportage e il reportage è diventato (anche) una mostra itinerante (con il sostegno della Fondazione Banca del Monte di Foggia). Un reportage che è un viaggio (evidentemente), una denuncia (altrettanto evidentemente) e una domanda. Non a caso Rinaldi ha scelto di raggruppare le foto sotto il titolo, emblematico, di #WeAreInPuglia?, con tanto di punto interrogativo e hashtag, provando in questa maniera a soffiare via la patina di cartolinismo che impolvera l’immagine della terra di Levante, confondendo.
Raccontandole, quelle sue istantanee, il fotografo foggiano chiede di focalizzare l’attenzione sulla “stratificazione archeologica” del rifiuto (rifiuto che ha sotterrato l’erba, che comprime le vestigia preromane, romane e alto medievali), quasi che quelle macerie umane, quegli scarti di vite, fossero l’unica rappresentazione materiale vera del nostro tempo.
Fanno paura e impressione i colori ammassati nell’ex fabbrica d’alluminio Alghisa, dismessa da quasi quindici anni. Una bomba ecologica alle porte di Lucera, 34 mila abitanti e un passato di gloria in età romana, normanna e federiciana.
Lasciano rabbia e sgomento gli scatti, numerosi, della discarica di Giardinetto, nel comune di Troia, a cavallo tra Puglia e Irpinia. Si tratta di una delle discariche di rifiuti tossici più grande d’Europa: 250 mila tonnellate di scarti industriali (“metalli pesanti e pericolosi, in parte ammassati nei big bag ormai marcescenti nei depositi – le cui coperture in amianto, degradandosi, si disperdono nell’aria – e in massima parte tombati nel sottosuolo dei piazzali tutto intorno per una superficie complessiva di 70 ettari”, spiega Rinaldi) nel cuore di una delle aeree di massimo pregio eno-gastronomico del Meridione.
Stringe in gola quel fumo nero pece che s’alza in aria da una discarica abusiva alla periferia di Foggia.
Cose in fumo.
Cose sotterrate.
Merce che porta morte.
Bastino, a commento e chiosa, le parole di Rinaldi, un urlo per iscritto lanciato attraverso il suo blog (MemoRandom -giorinaldi.wordpress.com-, merita più di una visita rapida): “Le cose in sé non hanno colpa, spesso giriamo lo sguardo altrove, senza mettere a fuoco quello che è evidente. Passiamo accanto, con l’abitudine spuntiamo le spine che sentiamo dentro. Questo è il paesaggio nel quale siamo immersi. Queste fotografie provano a sublimare quello che vedo e che continua a sorprendermi, tanto da ritenere che debba essere comunque raccontato”.