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La festa del Primo Maggio. Cerignola 1977
Un documentario di Giovanni Rinaldi e Paola Sobrero

Nel 1979, quasi al termine della ricerca storico antropologica sulle forme della festa del Primo Maggio a Cerignola (ricerca svolta attraverso interviste, fotografie, raccolta documenti e foto d’epoca, riprese filmate nell’ambito del progetto “Archivio della Cultura di Base” per la Biblioteca Provinciale di Foggia), con Paola Sobrero scrivevamo:
Nell’immediato dopoguerra la manifestazione del Primo Maggio a Cerignola diviene il contesto unificante di una creatività collettiva che attingeva peraltro a modelli già propri ed introiettati della cultura di classe. Forme culturali della tradizione popolare, elementi di simbolismo laico elaborati all’interno di precedenti esperienze politico aggregative del proletariato agricolo, elementi di simbolismo religioso sradicati dal loro contesto e rifondati in un diverso ambito rituale, si mescolano nella rappresentazione del grande mito unitario. L’organizzazione spontanea dei lavoratori raggiunge un livello di massa che si estrinseca in una spinta alla partecipazione fondata sulle istanze primarie della propria cultura di appartenenza. In questo senso viene ad assumere particolare rilievo il porre in evidenza – attraverso l’uso dei diversi mezzi espressivi – un comune patrimonio di esperienze e di conoscenze in un contesto aggregante ai fini di una razionalizzazione e di una crescita collettiva basata su tale patrimonio. Quello che avviene nella manifestazione del Primo Maggio a Cerignola è l’esplosione di un potenziale emotivo creativo, da parte del proletariato agricolo, che utilizzando gli elementi a lungo repressi della propria cultura trasporta all’interno della struttura della festa un immaginario collettivo che capovolge i rapporti strutturali quotidiani, rendendo modelli e simboli di una nuova dignità umana e di una concreta possibilità di gestione del potere in tutti i suoi aspetti (dal politico al culturale), le forme i simboli e i modi che nella prassi e nel contesto quotidiano sono i modi e i simboli dello sfruttamento e della condizione subalterna.    
Attualmente [fine anni Settanta, ndr] la manifestazione ha perso i suoi caratteri più particolarmente collegati a modelli tradizionali di cultura, assumendo l’aspetto di un evento frammentato e caotico, all’interno del quale si colloca l’espressione di istanze che non hanno trovato una sufficiente capacità di rinnovamento espressivo e comunicativo rispetto ad un nuovo potenziale di cultura e di lotta.

Il documentario

Le riprese filmate furono realizzate il 30 aprile e il 1° maggio 1977 a Cerignola. Il documentario rientrava tra i materiali audiovisivi della grande mostra foto-documentaria “Braccianti Storia e Cultura”. La “colonna sonora” del documentario fu composta interamente da documenti orali e musicali originali, raccolti e registrati durante le fasi della ricerca (prima e dopo l’occasione festiva) e dal sonoro in presa diretta registrato durante la preparazione e lo svolgimento della manifestazione. Le registrazioni (testimonianze dirette e canti) in piccola parte sono in sincrono con le immagini (rumori d’ambiente, musica bandistica), per il resto le commentano e accompagnano. Non si ritenne allora di inserire un commento esterno, o voce fuori campo narrativa, in quanto l’uso stesso del filmato non prevedeva la sua presentazione come documento esaustivo e concluso, ma stimolo per discussioni e ulteriori approfondimenti.

Il documentario si può considerare oggi anche documento “archeologico” di antropologia visiva e storia orale, perché ci sono voluti ben 47 anni per farlo tornare alla luce. La pellicola originale, andata perduta sin dagli anni ’80, fu ritrovata casualmente alcuni anni fa in un cartone della Biblioteca “La Magna Capitana”. La pellicola era notevolmente degradata e, al momento del ritrovamento, fu digitalizzata da Matteo Carella in forma provvisoria e non ad alta risoluzione. Poi, si perse nuovamente (in una biblioteca!) e non è mai stata più ritrovata. Per fortuna conservavo nel mio archivio una audiocassetta in cui era stata riversata la colonna sonora dalla bobina originale e, inoltre, il dattiloscritto della intera sceneggiatura. Con mio figlio Fabrizio abbiamo lavorato a un nuovo montaggio, accoppiando la colonna sonora e, quando possibile, ottimizzando le parti video e audio più problematiche.
È un documento che ritengo comunque utile ancora oggi, per la sua rarità e per il racconto a più voci che accompagna le immagini di una festa collettiva sentita e partecipata che, però, già in quegli anni Settanta andava degradandosi perdendo la forza simbolica e culturale – oltre che politica – che aveva avuto nei primi anni del secondo dopoguerra.Sarebbe stato bello farlo rivedere a Paola Sobrero, che non è più con noi, e a lei lo dedico.

Le fonti orali che fanno da colonna sonora del documentario:

Savino Totaro, anni 70, bracciante, operaio e contadino (Cerignola 28 maggio 1977, reg. G. Rinaldi, P. Sobrero, A. Vasciaveo, A. Talia)
Stornello bracciantile:
E cume vogghie fè / e gheie a nott’ non dorm / me coreche ch’u sunn pers /e gheie ch’i scarp rott uè menenna meje // poi piglia e faceva [il soprastante] / calaim’ e non meteim’! // e cume vogghie fè /ch la fertuna meje/ me l’hann carcerate / e llu mio bell uè menenna meje //e uè madonn durete / e uè madonn dureit / s nonn’agghie a quidde vagnoun / gheie non me mareit gheie non me mareit // calaim’ e non meteim’! / e uè madonn e crist / e uè madonn e crist / non vogghie lu cafoun / j vogghie l’artist j vogghie l’artist // calaim’ e non meteim’ uagnò! / e cume vogghie fè / e cume vogghie fè / e preim’ ‘n galeir / e mmou a serv’o rre mou a serv’o rre

Trad.: E come posso fare / io la notte non dormo / mi metto a letto senza sonno / con le scarpe rotte, ragazza mia / e quello il soprastante gridava “Vi piegate e non mietete!” / E come posso fare / per la sorte mia / me l’hanno carcerato / il mio bello, ragazza mia / oh madonna adorata / oh madonna adorata / se non riesco ad avere quel ragazzo/ io non mi sposo / Vi piegate e non mietete!’ / oh madonna e Cristo / oh madonna e Cristo / non voglio un cafone / io voglio un artigiano / Vi piegate e non mietete, ragazzi! / E come posso fare / e come posso fare / prima in galera /e ora a servire il re.

Domenico Di Virgilio, anni 76, bracciante, dirigente Pci, sindaco 1952-1955, presidente Anppia (Cerignola 23 aprile 1977, reg. G. Rinaldi, P. Sobrero, A. Vasciaveo, A. Talia)
L’ultima manifestazione che io ricordo che è stata imponentissima a Cerignola, è stata quella del 1920 (…) Quella fu la manifestazione più grande che ho potuto constatare, ero giovane, giovanotto, e dopo è incominciato gli anni seguenti, il ‘21 il ‘22, il Primo Maggio non si è potuto più manifestare come si è manifestato quell’anno. Nel corso del tempo si è manifestato in certo qual modo fino al 1924-‘25-‘26 di massimo, con raggruppamenti di compagni che si incontravano anche in campagna e in altri posti. Non era completamente legale, ma era semilegale e ancora qualche cosa si poteva semi-legalmente riunirsi e fare. Dopo il ’26 dalle leggi eccezionali la situazione è ancora peggiorata, sono avvenuti degli arresti, si sono arrestati i primi compagni qui a Cerignola aderenti al partito comunista e di conseguenza la manifestazione si faceva in un altro modo, in un modo più ristretto. (…) Ogni anno si scriveva sui muri, si scriveva per terra, si andavano a mettere le bandiere nella Villa comunale sugli alberi, dove passava molta gente, che vedevano queste bandiere sugli alberi. I fascisti erano molto attivi, c’era la milizia fascista la quale girava in bicicletta per i rioni, ma trovavamo il modo lo stesso e in alcuni momenti abbiamo cambiato anche modalità, o lo facevamo un giorno dopo il Primo Maggio o prima della vigilia del Primo Maggio. Cioè cercavamo di trovare il modo in cui poter lo stesso manifestare.

Giuseppe Angione

Testo di Giuseppe Angione (anni 83 anni, bracciante, poeta, dirigente Pci) musicato da Giovanni Rinaldi. Strofe tratte dal poema Gli antifascisti a Cerignola.

Cantano: Giovanni Rinaldi, Paola Sobrero, Alberto Vasciaveo, Vittorio Ruocco, Lucio Cioffi, Filippo Compierchio, Ciro D’Abdon – Cerignola gennaio 1977
Nel ventennio dei fascisti / quando era il Primo Maggio / a Cerignola i socialisti / acquistavano coraggio // Nel vedere Sventolare/ bandierine color rosso / ognuno nel guardare / rimanev’assai commosso. // I fascisti allarmati / specialment’i caporion / come cani arrabbiati / non si davano ragion // Chi prendev’una scaletta / chi con un grosso scalon / nel salire tropp’in fretta / uno fece il ruzzolon. // Per strappare lo straccio rosso / il suo piede sdrucciolò / cadde a terra, restò scosso / molto sangue gli colò. // Altre bandierin vedevan / sul fil d’elettricità / i fascisti tutt’urlavan: / eia eia alalà // Cellulett’organizzate/ preparavan bandierine / rosse ed anche ricamate / con martell’e la falcìn // E così sin alla fine / del fascismo che fu scosso/ sempre dalle bandierine / il Primo Maggio color rosso.

Antonio Rutigliano, anni 66, venditore ambulante, Anpi (Cerignola 13 aprile 1977, reg. G. Rinaldi, P. Sobrero)
Prima di fare la festa del Primo Maggio, avevamo delle cellule ancora, non delle sezioni, delle cellule nella zona di Cerignola. Tante di quelle cellule di quartiere che prima di arrivare il Primo Maggio si davano da fare i compagni, le compagne, casa per casa, facendo dei soldi per poter preparare questa festa del Primo Maggio. Si facevano dei vestiti di carta i bambini che andavano avanti. Per ogni quartiere tanti bambini, ma centinaia e centinaia di bambini di ogni quartiere, gli facevano dei certi vestiti di carta rossa, verde, giallo e li preparavano per portarli avanti a questo corteo. Ogni quartiere aveva il suo corteo. Ogni cellula aveva i duecento, i trecento uomini e donne e poi tanti bambini avanti…

Nunzio Massaro, anni 60, vigile urbano, Anpi (Cerignola 13 aprile 1977, reg. G. Rinaldi, P. Sobrero)
Era talmente l’allegria che non si sapeva più dove arrivare, ecco. Si riusciva a prendere persino i bambini piccoli, quattro cinque anni, con le biciclette attorcigliate con cartine rosse (…) ai fini di arricchire la festa. Era talmente la gioia, era talmente l’allegria che si faceva molte volte anche senza saperlo. I ragazzi stessi, i giovani di loro iniziativa quando sapevano che arrivava la festa del Primo Maggio, dice: «Domani è festa. È il Primo Maggio». Si preparavano già da una settimana prima a fare queste cose qua. (…) Non c’era differenza di sesso, sui cavalli, maschi, femmine, biciclette, motociclette, a piedi, danze che si facevano ognuno con il proprio quartiere a chi più doveva…

Paola Sobrero intervista Antonio Rutigliano e Nunzio Massaro

Vincenzo Gammino, anni 58, bracciante, sindacalista Cgil, dirigente Pci, sindaco 1984-1985 (Cerignola 30 aprile 1977, reg. P. Sobrero)
…adesso noi siamo i massimi dirigenti della sezione, dal segretario all’ultimo compagno. L’abbiamo fatto ieri sera fino a mezzanotte, siamo venuti alle tre e mezza oggi, chissà stasera fino a mezzanotte pure, poi domani mattina ecc. Mentre questo lavoro prima si faceva nelle cellule. Per esempio nella strada dove dobbiamo attraversare domani, si andava là, si mobilitavano maggiormente le donne, si diceva: «Ah, che domani passa il corteo di qua…» Addirittura c’era, come c’è tuttora, la gara: «Perché non passa di qua il corteo?!» Ci sono dei risentimenti. E allora si mobilitavano le compagne, le donne e ti facevano decine e decine di queste cose qua, di questo filato (di bandierine) qua. Poi si mettevano un gruppo là, un gruppo più avanti e si mettevano a gara a chi ne faceva di più e chi li faceva meglio…

Domenico Saccinto, anni 54, bracciante, dirigente Pci (Cerignola 30 aprile 1977, reg. P. Sobrero)
Subito il dopoguerra abbiamo avuto delle grandi manifestazioni, maggiormente in questi paesi, comuni, tradizionalmente operai, contadini, braccianti. E più che una manifestazione del Primo Maggio era una manifestazione allegorica più che altro. Una manifestazione dove si vedevano una massa che partecipava in un modo spontaneo: donne, vecchi, bambini, che era un fatto maestoso, era un latto da farti rabbrividire. Noi avevamo delle donne, dei giovani che nei rioni periferici soprattutto, dove esiste, esisteva la massa, che esiste ancora oggi, li si creavano tutte queste folkloristiche paesane, non so, la cavalcata dei cavalli, la gara della cuccagna, una corsa podistica, una corsa di biciclette, insomma, venivano tutte organizzate tutte queste cose che attiravano la cittadinanza, soprattutto la povera gente, perché per loro il Primo Maggio era una giornata veramente di festa. Così come lo è, ma ieri era ancora più di oggi, perché c’era questa grande massa che sentiva proprio di fare festa e partecipavano direttamente, cioè erano i veri protagonisti. (…) Noi eravamo cortei che eravamo chilometri e chilometri, cioè non c’erano spettatori a godersi il corteo o la manifestazione del Primo Maggio, come avviene adesso. Questo è quello che è cambiato: prima partecipavano tutti, donne, ballerine per le strade, con gli oggetti musicali tradizionali, la fisarmonica, violino, con i mini-jazz più rudimentali della musica, che per le strade manifestavano tutti. Non c’erano spettatori a godersi lo spettacolo della manifestazione. Invece adesso è cambiata qualche cosa, è cambiato di molto direi, proprio di molto. Questi carri allegorici sono venuti a diminuire insomma… È rimasto soltanto nelle periferie delle sezioni politiche di sinistra che si adattano ancora per far sì che il Primo Maggio resta ancora una giornata di quelle, ma è un numero più ristretto. (…)
Ecco, queste sono cose che noi organizziamo proprio come sezione, diciamo così proprio per fare, per essere sempre presente tra la massa, tra la base soprattutto. Però ci dovremmo pure un po’ studiare, incontrarci con questi nuovi giovani, diciamo nuovi giovani, nuovi come criterio di manifestazione, perché di questo stiamo discutendo, proprio per creare nuovi sistemi di manifestazione. Non so, i giovani di oggi sono portati al teatro, a un avanspettacolo di teatro, a creare queste cose… che fanno anche presa, sono forse più belle, ma meno popolari più che altro. Invece noi crediamo e insistiamo su questo, ecco perché noi delle sezioni cerchiamo sempre di organizzare maggiormente alle periferie, perché il Primo Maggio resta una festa non soltanto festa di lavoro, ma che sia una festa popolare, con la partecipazione pure dei bambini. Perché abbiamo avuto Di Vittorio che ci ha lasciato una tradizione incancellabile e quindi abbiamo questo dovere e sentiamo di dare un contributo noi come sezione, che se no avremmo lasciato soltanto alle tre organizzazioni sindacali di creare la manifestazione e basta. Invece noi forse più dei dirigenti sindacali sentiamo non di partecipare ma di organizzare la festa del Primo Maggio, proprio per lasciare alla nuova gioventù, ai bambini di oggi i ricordi, come Di Vittorio all’epoca lasciava questi ricordi a noi…

Ripalta Buonomo, anni 75, casalinga, dirigente Udi (Cerignola 22 aprile 1977, reg. G. Rinaldi, P. Sobrero, A. Vasciaveo, A. Talia)
Quando venne per la prima volta a Cerignola Di Vittorio (dopo la Liberazione), nemmeno se veniva Gesù Cristo. Chi è Gesù Cristo?! Nemmeno così. Chi faceva una festa a Gesù Cristo!? Nessuno. Tutti ad abbracciarlo, tutti… come camminava per la piazza, per le strade, tutti a buttarsi ad abbracciare Di Vittorio, a baciarlo. Quello era il dio nostro, Di Vittorio a Cerignola. Era bravo però, era bravo assai…

Pasquale Specchio, anni 64, dirigente Pci, sindaco 1946-’50, deputato e senatore Pci, presidente ANPI (Cerignola 7 luglio 1977, G. Rinaldi, P. Sobrero, F. Coggiola)
Di Vittorio non solo disdegnava l’altoparlante… era qualche cosa… era un diaframma che gli impediva il contatto naturale con la gente. Perché lui diceva pure che disdegnava e lo consigliava, me lo consigliava a me come sindaco, diceva: «Non andare mai a parlare da su i balconi, perché non vedi… devi guardar negli occhi i lavoratori. Li devi veder respirare. Li devi vedere se approvano o se disapprovano». Disdegnava non solamente il microfono, ma pure di parlare… lui si contentava di parlare su un tavolino così…

Paola Sobrero intervista Pasquale Specchio (al centro)

Antonio Maffei, anni 60, dirigente sindacale Cgil (Cerignola 14 aprile 1977, reg. G. Rinaldi, P. Sobrero, A. Talia)
La gente proprio partecipava allora. Sì, adesso partecipano pure, ma allora si vedeva proprio la partecipazione. C’immaginiamo… con salari molto più bassi, con una situazione economica tutta diversa da oggi. La gente che arrivava pure con la mania del Primo Maggio, che in quella giornata si doveva fare il vestito nuovo per esempio; che in quella giornata doveva fare lo sforzo e doveva arrivare a farsi le braciuole, a farsi i tarallucce… Insomma a vedere proprio una giornata tutta diversa per lui, tutta diversa. E sforzi che li facevano, li facevano questi sforzi. (…) Come categorie tipiche di lavoratori trovavi quasi sempre in testa i braccianti qui a Cerignola; subito i muratori e poi si dovevano legare altri nuclei di operai che abbiamo avuto la possibilità di mantenere. Ma sempre in testa, sempre in testa trovavi i braccianti, edili. Queste son le due categorie che hanno mantenuto sempre…

Anna Di Modugno, Ripalta Loconte, Maria Petrolla, Giuseppina Sardaro (Cerignola 1° maggio 1977, reg. P. Sobrero)
Canto sull’aria di “Faccetta nera”, eseguito durante il corteo:
Bandiera rossa è un bel colore / e più la guardi e si commuove il cuore /è la bandiera della libertà / è la salvezza dell’umanità. // Evviva la festa del Primo Maggio! // [0 comunisti e pure i socialisti] / giustizia noi farem ai sfruttatori / laviamo le camicie dei fascisti / che han ridott’ l’Italia tutti traditor // C’avevano messo la musserola / non si poteva più dire una parola / è giunta l’ora della libertà / distruggeremo la malvagità. // Che cosa mi diranno [di] Matteotti / che i barbari… furono assassini / la civiltà [fascista dei complotti] fu tutto Mussolini / che c’ha ridotto in questa povertà. // E arriva un giorno della riscossa / tutto saremo con la bandiera rossa / è la bandiera della libertà / è la salvezza dell’umanità. // Viva la libertà!!! (applausi) // [Bandiera rossa] è un bel colore e più la guardi si commuove il cuore. / Bandiera rossa della libertà / è la salvezza dell’umanità. // Che cosa mi diranno [di] Matteotti / dai barbari furono assassinati / la civiltà fascista dei complotti / che uccidevan senza aver pietà.

Giovanni Rinaldi e Paola Sobrero intervistano Ripalta Buonomo

Ripalta Buonomo, anni 75, casalinga, dirigente Udi (Cerignola 20 luglio 1977, reg. G. Rinaldi, P. Sobrero, A. Vasciaveo)
Canto sull’aria di “Giovinezza”:
Con la falce e col martello / noi vinceremo questa guerra / con la nostra opinione / vogliamo far rivoluzione // Con la nostra gloria / viva Giuseppe Di Vittorio / viva Giuseppe Di Vittorio / e abbasso Caradonn’, // Giovinezza giovinezza / il Primo Maggio di bellezza/ il socialismo è la salvezza / della nostra libertà // E per Giuseppe Di Vittorio / eia eia alalà.

Michele Sacco, anni 57, bracciante, poeta (Cerignola 18 novembre 1977, reg. G. Rinaldi, P. Sobrero)
L’operaio ce l’ha nel cuore questo Primo Maggio. Perché questo per noi non è un Primo Maggio soltanto per dire quello che si è ottenuto, no. Non dobbiamo mai dimenticare gli operai che per primo hanno versato il sangue a Chicago negli Stati Uniti d’America per darci questo Primo Maggio. (…) Io per esempio personalmente non dimentico mai (…) Di Vittorio, che mi ha indicato e insegnato la strada della lotta (…) e penso che nessuno come me dovrebbe dimenticare l’uomo e non direi… il padre, l’amico, il sindacalista, nemmeno il dirigente direi, nemmeno il dirigente. E un consiglio di amico… quando un amico è troppo bravo e buono bisogna sempre tenerlo in memoria, non bisogna mai dimenticarsene. Perché io quando mi ricordo oggi che sto bene, mi ricordo prima del mio passato e poi mi ricordo del mio presente. Non posso mai dimenticare quello che ho sofferto e quello che ho avuto da Di Vittorio (…) come insegnamento, perché mi ha fatto diventare cosciente delle lotte, della partecipazione consapevole alla lotta. E non una, ma ovunque si fanno delle lotte.

Antonio Gravina, anni 69, bracciante (San Nicandro Garganico 24 maggio 1977, reg. G. Rinaldi, P. Sobrero, A. Vasciaveo)
Testo di Pietro Gori, sull’aria “Va’ pensiero” di Giuseppe Verdi, variante composta dal bracciante Giovanni Mascolo di San Nicandro G.
Vieni o Maggio t’aspettan le genti / ti salutano i liberi cuori / dolce Pasqua dei lavoratori / che risplende alla luce del sol / Disertate o falange di schiavi / dai cantieri e dall’arse officine / su dai monti fino alle marine / tregua tregua all’eterno sudor // Innalziamo le mani incallite / con lo sguardo rivolto all’aurora / è la forza che dura e lavora…

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Titoli di coda:

Produzione 1977 Biblioteca Provinciale di Foggia – Archivio della Cultura di Base
Durata 37’29”
Riprese e montaggio (super8 mm) Giovanni Rinaldi
Suono in presa diretta Paola Sobrero
Registrazione interviste Giovanni Rinaldi, Paola Sobrero, Alberto Vasciaveo, Antonio Talia, Franco Coggiola

TESTIMONIANZE ORALI
Domenico Di Virgilio, Antonio Rutigliano, Nunzio Massaro, Vincenzo Gammino, Domenico Saccinto, Pasquale Specchio, Ripalta Buonomo, Antonio Maffei, Michele Sacco

CANTI E MUSICHE
Inno dei lavoratori – L’Internazionale eseguite da Banda Municipale di Cerignola
E come vogghje fè stornello cantato da Savino Totaro
Nel ventennio dei fascisti (versi Giuseppe Angione – musica Giovanni Rinaldi)
Cantata da Giovanni Rinaldi, Paola Sobrero, Alberto Vasciaveo, Vittorio Ruocco, Lucio Cioffi, Filippo Compierchio, Ciro D’Abdon
Valzer eseguito da Giuseppe Angione al mandolino e Franco Specchio alla chitarra
Bandiera rossa è un bel colore (sull’aria di Faccetta nera) cantata in corteo da Anna Di Modugno, Ripalta Loconte, Maria Petrolla, Giuseppina Sardaro
Con la falce e col martello (sull’aria di Giovinezza) cantata da Ripalta Buonomo
Vieni o Maggio (testo Pietro Gori sulla melodia di Va pensiero di G. Verdi adattata da Giovanni Mascolo) cantata da Antonio Gravina

Fotografie anni 1952-1959 Studio Giuseppe Belviso,Cerignola
Digitalizzazione video da pellicola super8 Matteo Carella
Digitalizzazione audio da nastro magnetico Focus,Foggia
Recut e ottimizzazione Fabrizio Rinaldi

Remake 2024 – Archivio Rinaldi, Foggia

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NOTA
Oltre al documentario, negli anni successivi, fu pubblicato il libro fotografico Primo maggio: protagonisti e simboli della festa del lavoro a Cerignola e in Puglia: documenti, testimonianze, immagini, a cura di Giovanni Rinaldi, Cerignola, Laboratorio culturale G. Angione, 1982, pp. 180; nel 2006 una mostra fotografica prodotta nell’ambito del Progetto Casa Di Vittorio col sostegno del Comune di Cerignola e nel 2019 una seconda mostra fotografica organizzata dall’Associazione Casa Di Vittorio col sostegno della Regione Puglia.