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Mi arriva un messaggio via Instagram dall’Australia. Mi scrive Elizabeth Madau Thompson da Sidney. Cerca più informazioni riguardanti il viaggio di sua madre Marianna Marfia, che probabilmente era su uno dei treni (che oggi definiamo “treni della felicità”) che accompagnarono nei primi anni del dopoguerra i bambini calabresi più poveri nelle regioni settentrionali ospiti di famiglie accoglienti.
Al primo messaggio, su mia richiesta, Elizabeth fa seguire diverse e-mail in cui mi scrive i pochi ricordi che la madre le ha trasmesso, ma a cui lei è fortemente legata. Sono ricordi che raccontano un viaggio epico da una terra amata ma dolente verso nuove terre di prosperità e serenità. Elizabeth scrive infatti “le memorie del suo tempo lì erano felici” a proposito degli anni trascorsi in Alto Adige. Ho semplicemente raccolto i frammenti, riadattando le sequenze temporali e correggendo in parte – per una lettura più scorrevole qui nel blog – l’intreccio linguistico tipico dei protagonisti delle migrazioni.

Buon Giorno Signor Rinaldi.
Spero che magari mi puoi aiutare.
Mi chiamo Elizabeth Madau in Thompson e vivo a Sydney in Australia.
La mia adorata Mamma era una bambina su uno dei treni della felicità e voglio sapere molto di più di questa storia, è molto importante per me sapere la sua storia.
Mamma è mancata quattro anni fa e da quando ho visto il film [Il treno dei bambini, ndr] voglio sapere molto di più, se è possibile.
Mia Mamma si chiamava Marianna Marfia, nata a Bianco, Reggio Calabria, il 7 marzo del 1939. Era figlia di Antonio Filippo Marfia e Giuseppa D’Agostino.
Mamma mi raccontava che aveva setto/otto anni quando è andata via dalla Calabria diretta a Bolzano.
Auguro che mi puoi assistere, Grazie in anticipo,
Ely

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Mia Nonna Giuseppa si sposò molto giovane, aveva quattordici anni. Dopo il matrimonio era in attesa di partorire e mio Nonno Antonio partì a fare il Militare. Pochi mesi dopo lo rimandarono a casa perché era diventato Padre. Mia Nonna lavorava come domestica e mio Nonno lavorava in campagna, avevano qualche gallina e un maiale.
Erano poveri ma felici e Mamma mi raccontava che c’era sempre festa in casa con tutti i Bambini.

Un ricordo della guerra: Mamma era piccola, c’erano i Soldati in Paese. Mia Nonna disse ai bambini di andare a nascondersi. Si nascosero nei cespugli, ma i soldati sono passati da lì e uno di loro ha schiacciato la mano di Mamma. Lei urlò e il Soldato si fermò chiamando gli altri Soldati. Erano Americani.  Vedendo tutti quei bambini rimasero molto impressionati. Aprirono tutti i loro zaini e tutto quello che avevano da mangiare lo dettero a Mamma e ai suoi fratelli e sorelle.

Mamma mi raccontava… Aveva sette/otto anni [1947 ca.] quando si allontanò da casa, per andare a Bolzano. Sua Mamma, mia nonna, l’ha mandata perché c’era fame e aveva altri bambini e due non stavano bene di salute.
A Bolzano c’era freddo e tanta neve e si parlava più Tedesco che Italiano. La famiglia era composta da Mamma, Papà, due Bambine e il loro cane Diana. Purtroppo i nomi della Famiglia che la ospitò non me li ricordo. [Rimase a Bolzano per quasi dieci anni].
Mamma non andava a scuola, ma aiutava in casa. Quando le bambine venivano a casa dalla scuola e facevano i compiti, insegnavano anche a lei. Quelle due bambine le hanno insegnato a leggere e a scrivere, e anche i conti li faceva meglio di me. A quattordici anni si è rotta la gamba sinistra dopo essere scivolata sul giaccio e mia Nonna in Calabria non fu contenta, perché pensava che non ne avevano cura… Invece non era così: Mamma ha sempre parlato di questa famiglia con rispetto, infatti chiamava la Signora di Bolzano l’altra Mamma.
Le memorie del suo tempo lì erano felici.
Ogni tanto la Famiglia che la ospitava la portava giù in Paese, in Calabria, ma Mamma rientrava sempre con loro, a Bolzano. A diciotto anni, mia Nonna l’ha voluta a casa permanente.
Allora Mamma ritornò in paese e in poco tempo gli è mancato il mangiare, perché le cose non erano mai buone con undici figli in famiglia.
Non posso immaginare le difficoltà di quei tempi e quando ci penso divento triste. 

Un anno dal paese passò il Giro d’Italia. Mia Mamma era una buona cuoca e quando fu organizzato un pranzo per i Ciclisti e tra loro c’era Fausto [Coppi, ndr]… – non mi ricordo il cognome, ma era famoso – Mamma ha preparato il pranzo per tutti.
Mamma sapeva anche ricamare, eccome! si sedeva sui gradini della Chiesa sotto la luce del lampione per finire il lavoro che era stato chiesto a mia Nonna (lavoro pagato). Mamma ha ricamato un abito di battesimo, era destinato a una persona nobile.

Ti mando una foto del ricamo di Mamma, un lenzuolo matrimoniale che ha finito prima di venire in Australia. Lo tengo caro.
A fine marzo del 1960, a ventuno anni, Mamma con sua Sorella emigrò qui in Australia. 

Spero che queste informazioni e i dati che ti ho mandato aiutano un po’.
Di nuovo, grazie.
Cordiali saluti,
Ely

Ti autorizzo di usare la storia di Mamma.

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Qui, nel mio blog, altri racconti dei bambini dei “treni della felicità”.
Il mio libro sulla storia dei “treni della felicità”, è presentato qui.