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Ancora un’altra, delle tante nuove storie dei treni della felicità.
Il primo messaggio Eros Montemaggi me lo scrisse il 28 gennaio 2021, sulla mia pagina Facebook “I treni della felicità”: Grazie per quello che fai, fino ad ora e che continui a fare, affinché la memoria sia ricordo e non malinconia.
Anche Eros aveva una storia da raccontare che riguardava uno dei tanti bambini e una delle tante famiglie che si incontrarono nei primi anni del secondo dopoguerra con i “treni della felicita”.
Riguardava la sua famiglia, i suoi nonni. E così prendemmo l’abitudine di sentirci spesso, telefonicamente, con messenger, con whatsapp. Lui aggiungendo notizie alla sua storia, io pregandolo di chiedere, a chi l’aveva vissuta più direttamente, di raccontargliela per bene. Chiese quindi a sua madre e poi ai suoi conoscenti di raccontargli la storia di Vincenzo Alba, il bambino di Bagnoli ospitato nel 1947 dai suoi nonni Giulia Buda e Giovanni Montemaggi – detto Vanin –, a Capanni, piccola frazione di Savignano sul Rubicone, in Romagna.
Via mail, mi inviò i testi delle testimonianze raccolte e varie fotografie.
Lo scorso 4 marzo ci siamo incontrati a Cesenatico, in occasione della presentazione del mio libro, ci siamo finalmente abbracciati e questa storia, che qui riproduco, è stata finalmente raccontata in pubblico con voci e immagini.
Qui di seguito il racconto della madre di Eros, Luciana Vicini, moglie di Vittorio e nuora di Giulia e Giovanni Montemaggi che avevano ospitato il piccolo Vincenzo Alba:
1945, la guerra è finita
Siamo a Capanni una piccola frazione del Comune di Savignano sul Rubicone. Gente brava, laboriosa, famiglie con molti figli e molta miseria come per tutti in quei giorni. Il comune nelle sue possibilità concede un sussidio, modesto, ad ogni figlio nelle famiglie più numerose.
Nella famiglia di Montemaggi Giovanni, i Montemaggi a Capanni sono tanti, i figli sono cinque e per loro questo sussidio è un grande aiuto. Un giorno però, al maggiore dei figli, Riner detto Augusto, arriva la cartolina che lo avvisa che deve partire per fare il servizio militare. Questo significa dover rinunciare ad una quota del sussidio temporaneo e quindi ad una parte di aiuto dello stato.
In quei giorni però arrivano in Romagna, come in altre parti della regione, tanti bambini dal sud Italia, specialmente da Napoli, che il comune cercava di affidare alle famiglie locali.
Così anche la famiglia di Montemaggi Giovanni decide di accogliere, pur avendo già tanti figli, questo bambino napoletano di nome Vincenzo Alba il quale si inserisce subito nella famiglia.
Gli altri figli gli dimostrarono subito simpatia considerandolo come uno di loro, mentre da parte della mamma Giulia e del babbo Giovanni ebbe subito affetto per farlo sentire della famiglia e presto anche Vincenzo cominciò a chiamarli mamma Giulia e babbo Giovanni.

Dopo un lungo periodo vissuto a Capanni anche per Vincenzo arrivò purtroppo il giorno di ritornare a casa nella sua Napoli. Tutte le famiglie della frazione insieme riempirono un sacco di viveri per il ragazzo. Il babbo Giovanni lo accompagnò alla stazione, ma al momento di salire sul treno Vincenzo scoppiò a piangere ed in lacrime chiese al babbo Giovanni di non mandarlo via perché voleva restare lì con loro!
Purtroppo non fu possibile, ma appena tornò a casa, Giovanni, con il cuore straziato dal dolore disse a sua moglie Giulia che non avrebbe più fatto una cosa del genere!
Nel novembre 1947, a Capanni, arriva a Giovanni Montemaggi una cartolina postale, inviata dall’operaio Enrico Alba, papà di Vincenzo (al centro della foto con i suoi due fratelli Giuseppe e Mario):
Al mio caro amico
Montemaggi Giovanni
Bagnoli 16/11/947
Eccoti la mia spina dorsale, questi
sono i miei tre figli maschi dove è
compreso colui che non potrà mai
dimenticarti.
Tuo amico Alba Enrico

Era un periodo difficile dove anche mantenere i contatti non era facile. Dopo parecchi anni la famiglia Montemaggi seppe che Vincenzo era diventato un pittore e che si trovava a Firenze.
Il figlio maschio più piccolo dei Montemaggi, Vittorio, mio futuro marito, nello stesso periodo si trovava anche lui nella città Toscana per fare il militare (1963). Trovato l’indirizzo riuscì a contattarlo e a riportarlo a Capanni in occasione del matrimonio della sorella Adele, mia cognata, figlia più piccola della famiglia Montemaggi.

Dopo quel breve periodo rivissuto a Capanni per il matrimonio, purtroppo non si videro mai più. Vincenzo poco più che trentenne morì di tubercolosi in un sanatorio.
Le famiglie Alba e Montemaggi sono però rimaste in contatto tant’è che i fratelli di Vincenzo, in particolare Giuseppe, che si vede anche nella foto che ricevemmo nel 1947, vollero conoscere la mamma Giulia [più sotto la lettera del fratello di Vincenzo in cui si annuncia la visita a Napoli di “mamma Giulia”, ndr].
Il babbo Giovanni era purtroppo morto da tempo e chiesero ad Alvaro, il secondo dei tre figli maschi, di accompagnarla a Napoli. Giuseppe era un dirigente della società tramviaria della città e hanno raccontato che per farle visitare tutta Napoli utilizzò un autobus solo per loro portandoli ovunque.
Anche io e Vittorio fummo loro ospiti in casa quando ci sposammo nel dicembre 1968, così come noi ospitammo la figlia di Giuseppe quando si sposò.
I contatti sono stati mantenuti fino a 12 anni fa fino alla morte di mio marito nel settembre del 2009.
So che mio figlio Eros sta cercando di contattarli per poter riprendere quello che loro stessi definirono più volte un legame più forte di quello di sangue.
Spero di cuore che possa riuscirci.
Luciana Vicini, moglie di Vittorio Montemaggi
Qui di seguito, una delle tante lettere che Giuseppe, fratello di Vincenzo, inviò alla famiglia Montemaggi. Fu scritta nel giugno 1966, a seguito di un breve soggiorno di Giuseppe a Capanni, per rivedere la famiglia che aveva ospitato il fratello Vincenzo. Annuncia anche la possibile visita a Napoli di “Mamma Giulia” nel settembre di quell’anno:
Bagnoli – 15-6-966 –
Cara Mamma Giulia, chiedo scusa se non ho scritto subito, sono arrivato a Napoli sabato alle ore 18 – non potete immaginare la stanchezza che ho accusato, ma non è per questo che vi scrivo con ritardo, ma è da domenica che Ornella ha la febbre alta dipende dalla gola, è un po d’infiammazione
Io non dimenticherò mai le giornate trascorse con voi tutti, i vostri volti di veri amici sinceri li ho scolpiti nel mio Cuore, da Lei Mamma Giulia, con Alvaro, Augusto, Maria, Adele Vittorio e Marcello a Giorgio Isotta e Valentina. Siete tutti cari;
Come voi sapete la nostra è una amicizia che dura da circa 20 anni ed io mi auguro che duri in eterno anche per i nostri figli.
Io a Napoli dalle mie sorelle vi ho descritti tutti uno per uno e loro gioivano nell’ascoltarmi ed o detto loro che a fine settembre avremo la visita di Mamma Giulia Marcello ed Adele con il piccolo caro Mauro, ed Aprile dell’Anno prossimo quella del generoso Alvaro con Isotta ed altri.
Ricordate i vostri luoghi sono belli mi sono rimasti inpressi principalmente Milano Marittima Cesenatico e Bellaria ma Napoli credo piacerà molto anche a voi altri, Vittorio e Giorgio lo sanno.
Le fotografie non sono ancora pronte, non appena le avrò ve le spedirò intendiamo le più belle
Come vi dissi a Capanni, era da piccolo che desideravo conoscere voi tutti, ma le circostanze e gl’inprevisti rimandavano sempre il nostro indimenticabile primo incontro,
Ricordate che quello che avete fatto voi tutti per il povero caro fratello Enzo quando a Napoli si moriva di fame, dividendo con lui il vostro pane e togliendovi voi i vestiti sono cose che non vanno dimenticate.
Questo significa che siete nobili di Cuore e di Anima. Sono un religioso, ma ho sempre sostenuto che chi fa del bene su questa terra Dio non l’abbandona mai ed io per voi farei qualsiasi cosa che non sarà mai abbastanza
Per ora non aggiungo altro salutandovi cordialmente.
E tanti saluti da mia moglie e dalle mie sorelle
Il vostro amico Giuseppe Alba
Una seconda lettera, del novembre 1968, contiene un nuovo invito – a “Mamma Giulia” e a tutti i Montemaggi – a visitare Napoli e di essere loro ospiti:
Napoli – 27-11-68
Cara Mamma Giulia, con somma gioia ho ricevuto la vostra cara lettera più la partecipazione di matrimonio di Vittorio; non potete immaginare come sono desideroso di stare un po in mezzo a voi e questa era l’occasione buona, ma purtroppo il mio inpiego non me lo permette avendo usufruito già tutta la licenza del 1968 mi duole tanto non poter partecipare capirete, voglio tanto bene a Vittorio.
Ma almeno ho il piacere che viene qui da me con la moglie così staremo un po insieme
Consentitemi di dire che per me voi tutti fratelli e sorelle dovete sapere che qui nella Bella Napoli avete un fratello e non un amico sono legato a voi da quando ero piccolo, quando il mio papà ci leggeva la vostra corrispondenza, quelli del dopoguerra furono anni difficili per Napoli tutta, e principalmente per la mia famiglia così numerosa.
Adesso mi rivolgo a voi tutti l’ho detto più volte che desidero avere da me anche se per pochi giorni Mamma Giulia ha un’età e non conosce Napoli, siamo così vicini, viene gente da tutto il mondo, fate il possibile per accompagnarla vi sarei tanto grato intesi!……
Caro Vittorio fammi sapere il giorno che arrivi a Napoli e se vieni col treno l’orario d’arrivo così verrò a prenderti
Non potete immaginare che gioia ho provato quando una sera tornando da casa trovai Adele e fratello fu una bella sorpresa e spero che me la fate tutti, non preoccupatevi c’è spazio per tutti vale a dire Augusto con tutta la famiglia e idem Maria con il marito e figli
Riguardo te caro Alvaro lo so che sei molto impegnato ma una scappatina con Isotta la potresti fare, e cioè te lo dico io quando capitano due giorni di festa uno dietro l’altro che ne dici ho ragione
Ti dovresti vergognare di non conoscere Napoli.
Non avendo altro d’aggiungere Vi saluto caramente a voi tutti compresi nipoti
baci e abbracci a Mamma Giulia da Peppino – Maria e Ornella Alba
tanti saluti a Giorgio e famiglia
Eros Montemaggi ha raccolto anche un’altra testimonianza. Quella di Giorgio Rossi, amico fraterno di suo padre Vittorio, che racconta anche come fece a ritrovare i familiari di Vincenzo Alba, visto che, trascorsi molti anni, se ne erano perse le tracce:
Voglio aggiungere un episodio fondamentale per evidenziare la bontà di Vanin (Giovanni Montemaggi); nel 1947 a Napoli c’era più miseria che da noi e davano i figli a qualche famiglia solidale perché adottassero momentaneamente questi bambini. Giovanni Montemaggi ospitò questo ragazzo. Il ragazzino fu messo sul treno e arrivò alla stazione ferroviaria a Savignano. Vanin aveva una vecchia bicicletta con il manubrio da corsa e caricò il ragazzino sulla canna della bici.
Quando arrivò a Capanni, e tutti sapevano circa l’ora, noi Capannari aspettavamo l’arrivo di Vanin e Vincenzo di qua e di là dalla strada, applaudimmo tutti come quando arrivano i corridori. Fu una festa e un episodio indimenticabile.
Dopo quattordici anni (e si erano perse le tracce di Vincenzo) fui mandato a fare il militare a Napoli e mi ricordavo ancora l’indirizzo di Vincenzo. Bè, scrissi una lettera in via seconda traversa Bagnoli e suo fratello Giuseppe mi venne a prendere. Mi portò a casa sua e mi presentò ai suoi famigliari.
La lettera che scrissi da Bagnoli a casa mia fu letta in presenza di molti Capannari i quali mi fecero tanti complimenti per quanto avevo fatto.
Questa mia iniziativa servì a riaprire un dialogo che si era chiuso.
