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Chi è Amerigo, protagonista di “Il treno dei bambini” di Viola Ardone?
di Giovanni Rinaldi

Viola Ardone, autrice del romanzo Il treno dei bambini (Torino, Einaudi 2019), in diverse interviste e interventi giornalistici (tutte reperibili online e archiviate), ha esplicitato chiaramente le fonti di ispirazione per i personaggi che agiscono nel suo romanzo:
per Maddalena Criscuolo si è ispirata alla vera Maddalena “Lenuccia” Cerasuolo protagonista delle Quattro Giornate di Napoli;
per il compagno Maurizio si è ispirata al vero Maurizio Valenzi che fu sindaco di Napoli;
Gaetano Macchiaroli è proprio quello reale, responsabile dei trasporti sui treni dei bambini;
la Pachiochia è la vera capopopolo monarchica citata in tanti testi storici;
per Guido il biondino si è ispirata al vero Guido Piegari raccontato da Ermanno Rea;
per Alfeo il sindaco si è ispirata al vero Alfeo Corassori sindaco di Modena;
per Derna si è ispirata alla vera Derna Scandali partigiana e sindacalista che ospitò ad Ancona un bambino pugliese.

Rimane da capire se il personaggio protagonista del romanzo, Amerigo Speranza, sia, al contrario degli altri su citati, come afferma sempre la Ardone, un personaggio di fantasia.
In una intervista radio la Ardone racconta: “…il personaggio di Derna è stato ispirato, infatti il nome mi piaceva tantissimo di questa donna, di Derna Scandali, che è stata una delle prime donne sindacalista. Io ho fatto un lungo studio su di lei e quindi ho voluto omaggiare questa figura di donna che chiaramente nel romanzo la sua storia è completamente diversa. […] Il nome Amerigo mi piaceva anche perché è come se lui fosse andato a scoprire la sua America personale…”.
Ardone, quindi, dice di aver “studiato” la storia della Scandali, ma parla di Amerigo come “nome”, personaggio di fantasia, non in diretta relazione con la Scandali, ma solo interessante per il suo nome evocativo.
Ardone nega, in ogni circostanza, che Amerigo Speranza possa essere (o almeno si ispiri) al vero Americo Marino. In una intervista, alla giornalista che le chiede se ha conosciuto personalmente il protagonista, Amerigo, rispondeAmerigo non esiste, è un personaggio di fantasia ma che porta in sé tante storie di cui ho letto e che mi sono state raccontate”; in un’altra intervista dice “Amerigo non esiste, è la somma di tanti racconti, letterariamente esiste…“; il 16 ottobre 2019 a Unomattina ripete “Questi bambini scoprirono l’America. Ecco perché l’ho voluto chiamare Amerigo, il protagonista di questa storia“.
In un’altra intervista online, però, la Ardone precisa: “Il nome di Derna mi è stato ispirato da Derna Scandali, una sindacalista marchigiana che partecipò anche lei a questa grande operazione di solidarietà nazionale, ospitando un bambino pugliese”. 
Ecco: proprio questo bambino pugliese, ospitato da Derna Scandali, si chiamava e si chiama Americo Marino, partito con altri 70 bambini da San Severo nel 1950, ospitato (nel periodo di detenzione dei suoi genitori a seguito di una rivolta) dalla famiglia di Derna Scandali ad Ancona.
I luoghi di partenza e arrivo del protagonista del romanzo, però, sono diversi: Amerigo Speranza parte da Napoli e arriva a Modena, mentre Americo Marino parte da San Severo e arriva ad Ancona.
Anche in questo ci aiuta sempre la Ardone che, in una intervista precedente alla pubblicazione del libro, affermava, letteralmente, che il suo protagonista “…sale su un treno insieme a tantissimi altri bambini, lascia la sua famiglia, arriva ad Ancona”. Quando il romanzo sarà pubblicato Amerigo partirà da Napoli, ma non arriverà ad Ancona, bensì a Modena.
Risulta quindi evidente che la coppia di personaggi principali del romanzo, Amerigo e Derna, trae ispirazione dalla coppia, della vita reale, Americo Marino e Derna Scandali.
E Americo e Derna furono e sono i protagonisti di un intero capitolo del mio libro del 2009 I treni della felicità, ora ripreso nel mio nuovo libro C’ero anch’io su quel treno (Solferino 2021).

Naturalmente al di là di queste evidenti sovrapposizioni di nomi e luoghi (che vengono anche variati in corso d’opera prima della pubblicazione), il lettore potrebbe trovarsi di fronte lo sviluppo di un racconto di fantasia, totalmente diverso, che da quei nomi e da quei luoghi prende solamente ispirazione per poi svilupparsi liberamente.

Proviamo, allora, a sovrapporre la sequenza “drammaturgica” (la scaletta, in gergo) alla base della vita reale di Americo, raccontata nel mio libro “I treni della felicità” e alla base del romanzo della Ardone. All’interno della sequenza, di seguito riportata, riguardante Americo/Amerigo abbiamo inserito anche gli evidenti “innesti” ripresi da altre storie che ho raccontato sia nel mio libro che nel mio blog (le storie di Erminia, Umberto, Vincenzo, Irma e Ida, ecc.) che, nel progetto romanzesco, “arricchiscono” la sequenza base, rendendo così il protagonista del romanzo un “insieme” di caratteri uniti in quello principale, non più soggetto unico ma plurale.

Questa che vado scrivendo è, naturalmente, una mia analisi ipotetica che, a sua volta, potrebbe essere ulteriormente approfondita ed estesa (o confutata) nell’analisi di letteratura comparata sulla base di testi di vari autori (ho provato a farlo nelle mie due note “Alle fonti (nascoste?) del romanzo ‘Il treno dei bambini’” parte 1-2 e parte 3 che si possono leggere sempre qui nel blog).

La sequenza parallela:

Rinaldi (libro) / Americo è stato chiamato così dai genitori che sognavano l’America
Ardone / Amerigo, il suo nome glielo ha scelto il padre, emigrato o fuggito in America

Rinaldi (libro) / Erminia T. indossa e deve adattarsi alle scarpe degli altri
Ardone / Amerigo indossa e deve adattarsi alle scarpe degli altri

Rinaldi (blog) / Vincenzo M. raccoglie stracci e pezze, portando arance in una cesta sulla testa, rimane col ‘cocuzzolo’ pelato
Ardone / Amerigo raccoglie stracci e pezze e, portandoli in una cesta sulla testa, rimane col ‘cocuzzolo pelato’

Rinaldi (blog) / Vincenzo M. guarda fuori dal finestrino del treno e vede solo rovine, carri armati capovolti e fusoliere di aereo distrutte
Ardone / Amerigo guarda fuori dal finestrino del treno e vede solo rovine, carri armati capovolti e cabine [sic] di aereo distrutte

Rinaldi (libro) / Erminia T. guardando dal finestrino scopre il mare meravigliando l’accompagnatrice
Ardone / Amerigo guardando dal finestrino scopre il mare meravigliando l’accompagnatrice

Rinaldi (libro) / Americo piange in treno per le scarpe strette
Ardone / Amerigo piange in treno per le scarpe strette

Rinaldi (libro) / Americo arriva ad Ancona, accolto da Derna Scandali
Ardone / Amerigo arriva a Bologna, accolto da Derna

Rinaldi (libro) / Americo sul treno scopre la mortadella
Ardone / Americo scendendo dal treno scopre la mortadella, il parmigiano e il gorgonzola

Rinaldi (libro) / Americo scambia un gelato per ricotta
Ardone / Amerigo e i suoi amici scambiano un gelato per ricotta

Rinaldi (libro) / Derna, nubile, porta Americo dalla zia Maria e alla cugina Nedda
Ardone / Derna, nubile, porta Amerigo dalla cugina Rosa

Rinaldi (libro) / Americo dice di essere passato dalle mani della madre ad altre quattro ‘madri’
Ardone / Amerigo dalle mani di sua madre passa da una donna a un’altra

Rinaldi (libro) / Americo viene vestito con gli indumenti del nipote della signora che lo ospita
Ardone / Amerigo viene vestito con gli indumenti del figlio della signora che lo ospita

Rinaldi (libro) / Le donne di Lugo di Romagna (Irma S. e Ida C.), organizzano per i bambini ospitati la festa di Natale, e al termine il segretario della sezione del partito schiaffeggia una militante
Ardone / Le donne di Modena organizzano per i bambini ospitati la Befana Partigiana, e al termine della festa un pezzo grosso del partito schiaffeggia una militante

Rinaldi (libro) / Derna porta Americo alle colonie al mare
Ardone / Derna porta Amerigo al mare

Rinaldi (blog) / Vincenzo M. al suo ritorno a casa sente la totale indifferenza della madre (“non mi ha mai domandato come ero stato, se ero stato bene, se mi avessero trattato bene”)
Ardone / Amerigo, al suo ritorno a casa, racconta delle cose belle vissute, e sente il totale disinteresse e l’indifferenza della madre (“mia madre cammina in silenzio e non mi fa domande”)

Rinaldi (libro) / Americo va alla stazione a guardare i treni che partono – Umberto M. R. andava in stazione e guardava i treni che partivano
Ardone / Amerigo va alla stazione a guardare i treni che partono

Rinaldi (blog) / Vincenzo M. dice che la mamma faceva sparire sempre le lettere indirizzate a lui (“Non lo faceva perché mi voleva bene, non mi ha mai fatto una carezza”)
Ardone / Amerigo scopre che la madre ha occultato le lettere indirizzate a lui dalla famiglia ospitante. (“Mia mamma è cattiva”)

Rinaldi (libro) / Americo al ritorno a casa, traumatizzato dal rientro, fa lo ‘sciopero della fame’
Ardone / Amerigo al ritorno a casa, arrabbiato per l’occultamento delle lettere e, ‘stravolto’, si rifiuta di mangiare

Rinaldi (libro) / Americo, dopo un primo rientro a San Severo, viene rimandato a vivere ad Ancona dalla madre che lo vede deperire
Ardone / Amerigo, dopo un primo rientro a Napoli, decide di andare a vivere a Modena

Rinaldi (libro) / Americo racconta che la madre ha accettato la sua scelta di vivere ad Ancona
Ardone / Amerigo racconta, da adulto, che la madre è stata consenziente alla sua scelta di rimanere a vivere a Modena

Rinaldi (libro) / Americo impara il mestiere di barbiere e diventa noto come cultore del vernacolo locale
Ardone / Amerigo impara a suonare il violino e diventa un musicista famoso

Rinaldi (libro) / Americo, da adulto, torna a San Severo in occasioni eccezionali (feste o cerimonie familiari)
Ardone / Amerigo torna, da adulto, a Napoli, per il funerale della madre

La domanda, quindi, è la seguente: perché Viola Ardone riconosce il suo debito di ispirazione verso tutti gli altri personaggi reali (che ovviamente nel romanzo si arricchiscono di sfumature e si trasformano nella forma romanzata), tranne che per uno in particolare, Amerigo Speranza, che nel romanzo, peraltro, svolge il ruolo di principale protagonista?
Qual è il timore che frena questo riconoscimento del personaggio in sé e della sua relazione stretta (sia nella vita reale che nel romanzo) con l’altro, Derna?
Una differenza tra gli altri personaggi che abbiamo elencato e quest’ultimo in effetti c’è: gli altri sono scomparsi, mentre Americo Marino no: oggi pensionato, risiede con la sua famiglia nelle Marche e si è anche riconosciuto, con disagio, nella storia romanzata del suo viaggio e del suo incontro con Derna Scandali.

Ispirato a una storia vera” il claim di tutta la campagna promozionale, in Italia e all’estero.

Sarebbe stato necessario, partendo da una storia vera, sia pur ricreata letterariamente e rielaborata in forma di fiction, premettere al testo il classico disclaimer, che però, nel volume Einaudi, in tutte le edizioni pubblicate in Italia manca (es. “Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale“). Manca anche in tutte le edizioni estere pubblicate fino al dicembre 2020.
Unica eccezione: la prossima edizione americana. Nell’estratto del romanzo, diffuso tra i bookblogger negli Stati Uniti, dalla casa editrice HarperCollins (che nel prossimo gennaio 2021 pubblicherà The children’s train negli U.S.A.) il disclaimer c’è. Eccolo: “This is a work of fiction. Names, characters, places, and incidents are products of the author’s imagination or are used fictitiously and are not to be construed as real. Any resemblance to actual events, locales, organizations, or persons, living or dead, is entirely coincidental.
Andrebbero approfondite le ragioni (probabilmente di tipo legislativo) per cui, solo negli USA, il disclaimer sia stato ritenuto indispensabile e necessario.
In Italia invece, una novità è apparsa, dalla nona edizione del febbraio 2020, quando, su diffida legale dello scrivente, viene pubblicata una “Principale bibliografia di riferimento” in cui, inserito tra numerosi altri titoli, viene citato finalmente il mio libro I treni della felicità e il documentario “Pasta nera”. Di conseguenza la citazione bibliografica, seppur forzata, del mio libro – in cui si racconta appunto la storia di Americo Marino e Derna Scandali – certifica la conoscenza specifica da parte della Ardone della storia stessa.

Le giustificazioni di Viola Ardone alla domanda “Chi è Amerigo?” sono sempre state evasive, reticenti e alle volte addirittura consapevolmente fuorvianti.
Una sua risposta emblematica è quella che riporto di seguito (una fra tante ma la più “appariscente”), nella quale si avventura in un percorso che sembra voler allontanare il più possibile l’idea che la storia possa essere nata “direttamente” dalla lettura dell’identica storia già presente nel mio libro del 2009.
L’occasione è il videocollegamento di presentazione del suo libro, a cura dell’ANPI Provinciale Benevento, in diretta pubblica Facebook l’8 maggio 2020. Riporto di seguito la domanda integrale di una lettrice e la risposta, altrettanto integrale, di Viola Ardone:

M.V.A.
…volevo fare questa domanda alla nostra autrice, a Viola Ardone.
Io ho letto anche “I treni della felicità” di Giovanni Rinaldi che parla della stessa iniziativa, dalla Puglia verso le Marche, a seguito della rivolta dei braccianti di San Severo di Puglia e ho notato una strana coincidenza di nomi, perché anche lì tra le varie storie vere che vengono narrate da Giovanni Rinaldi, c’è il binomio “Derna – Amerigo” e quindi ho subito pensato che probabilmente la nostra Viola Ardone abbia preso spunto da questa storia. Volevo chiedere quanto fosse stato importante per lei il libro di Giovanni Rinaldi, che penso sia stato uno dei primi a portare all’attenzione di tutti questa bellissima iniziativa dei treni dei bambini, della felicità. Grazie.

Viola Ardone
Allora… in realtà Rinaldi è uno di quelli che hanno documentato tutta questa storia. Il primo è stato proprio Macchiaroli stesso, di prima mano, che ha documentato questa vicenda lasciando un suo scritto autobiografico… e poi c’è stata anche… Lucia Valenzi, la figlia di Maurizio e Litza Valenzi che ha scritto anche lei il suo racconto autobiografico della testimonianza dei genitori e… ci sono molti reportage… di… testimonianze, dei protagonisti. Per esempio nella zona di Cassino, nella zona del Lazio e anche nei paesi di accoglienza.
Diciamo che Rinaldi ha raccolto queste testimonianze dei bambini che partivano dalla Puglia e sono testimonianze, diciamo, molto simili per alcuni aspetti, però la differenza fondamentale è che questi bambini spesso… anzi, in quello scaglione lì non partirono per… per povertà. Perché erano figli, appunto, di contadini. Proprio per un problema diverso… come tu dicevi, questi contadini parteciparono a uno sciopero, in seguito a questo sciopero vennero tutti arrestati, il paese era piccolo, i bambini non avevano come essere accuditi, non avevano… restarono effettivamente senza sostentamento e quindi il partito comunista ha deciso di prendersene cura… eh…
ho notato anch’io che si parla di un bambino, Americo… eh… però, diciamo che il mio Amerigo è un personaggio di fantasia e non… la sua storia è completamente diversa, Amerigo è un bambino napoletano, proprio nella mentalità, nel linguaggio, non ha nulla della storia ambientata in Puglia che riporta Rinaldi e… “Amerigo” è un nome letterario.
In me c’era anche la suggestione di Amerigo Terenzi [editore de l’Unità e Paese Sera, tra i fondatori dell’ANSA, nato a Roma e morto in Corea del Nord, ndr]… del partito comunista… c’è la suggestione musicale di una canzone a me molto cara di Francesco Guccini… e anche lì c’è la storia di un ritorno di uno zio, lo zio appunto di Guccini che dall’America ritorna a Modena [in realtà il prozio di Guccini tornò in Toscana, a Pavana prov. di Pistoia, ndr]. Una storia di suggestioni che hanno fatto sì che sia uscito questo nome e… poi casualmente… era anche il nome di uno dei piccoli bambini intervistati, ormai adulti, da Rinaldi…  
E detto ciò, la documentazione era abbastanza varia, in particolare ho avuto la fortuna di poter sentire tante storie di persone ancora viventi, che hanno ottant’anni, con cui si sono creati dei rapporti direi proprio di amicizia, e di condivisione…
il signor Vittorio di Frascati [in realtà Vittorio – di cognome Mignucci – è un signore di Genzano, che Ardone ha conosciuto solo dopo la pubblicazione del suo romanzo, visto che si presentò, sconosciuto a tutti, alla presentazione del libro a Roma l’8 ottobre 2019, per partecipare, solo successivamente, con Ardone, ad alcune presentazioni nelle scuole, ndr] con cui ci sentiamo ancora abitualmente, che ha ottant’anni, ancora molto attivo in politica e nel sociale…
la signora Felicita di Sesto San Giovanni, anche lei di ottant’anni, che mi ha raccontato la sua storia.
Ho ricevuto una telefonata bellissima, qualche mese fa, da Ivonne Trebbia [Trebbi, ndr] da Milano [la Trebbi abita a Saronno, Varese, ndr], la partigiana Bruna, che è quasi centenaria. E la partigiana Bruna… abbiamo parlato molto al telefono e mi ha raccontato in cinque minuti tutta la sua vita, quindi pochissimo tempo dedicato al passato – mi ha detto tra l’altro che lei giovanissima fu proprio a Napoli nel reclutamento dei bambini, – e tutto il resto della conversazione verteva invece su progetti che si potevano fare, e in particolare,  – era qualche mese fa, l’ottobre scorso [2019, ndr] -, e lei mi disse “Dobbiamo fare… dobbiamo assolutamente parlare con Veltroni, chiedergli di fare qualcosa sullo scandalo di Bibiano, bisogna che venga ripristinata la verità”. Quindi lei, alla sua età, quasi cento anni, era proiettata nel futuro. Questa è una cosa per me commovente, perché vuol dire che quel tipo di impegno e quel tipo di mentalità rimane sempre attiva e lei mi ha dato… mi ha dato questo incarico, cioè io me lo sono sentito proprio come una consegna: “Tu che sei giovane, voi che siete giovani, donne giovani, dovete continuare a fare quello che abbiamo già iniziato a fare noi e che altre hanno poi portato avanti”. Quindi per me insomma questa sua investitura è stata veramente importante a livello emotivo, personale. Voglio cercare di esserne degna, insomma… di questo mandato che mi arriva da una personalità così importante.

Di seguito riporto, per concludere, una selezione di stralci da articoli e recensioni di autori (scrittori, blogger, giornalisti) che hanno evidenziato l’evidente parallelismo e sovrapposizione, che abbiamo sin qui descritto, nel romanzo di Viola Ardone.
Sono pochissimi, rispetto alla moltitudine di testi di promozione e recensione del romanzo Einaudi, ma li pubblico come minimo riconoscimento del debito autoriale e come compensazione della totale assenza di una sola parola di umano ringraziamento nei confronti di Americo Marino, la cui storia, le cui vicende (che lui stesso ha narrato in prima persona) sono oggi nella memoria e nel cuore di centinaia di migliaia di persone, in Italia e nel mondo, buona parte delle quali rimarranno convinte di aver letto soltanto una bella favola, inventata abilmente da una professionista della scrittura.
È il solo modo che ho, ancora una volta, per ringraziare Americo Marino, che mi onora della sua amicizia e mi fa partecipe del suo disagio emotivo.
Ci ha donato una tra le più belle storie di vita, ascoltate e lette.

GIANNI CERASUOLO (recensione sul portale SVILUPPOFELICE)
Proprio il nome di Amerigo e quello della donna che lo accolse e ospitò a Modena, Derna, agganciano il libro di Ardone a un’altra storia, a persone e fatti reali. Una decina di anni fa l’antropologo Giovanni Rinaldi raccolse le testimonianze orali di quanti avevano vissuto la repressione della manifestazione popolare avvenuta a San Severo, nel foggiano, il 23 marzo 1950. 

MARIA TORTORA (recensione su LANKENAUTA.IT)
In effetti, leggendo il saggio di Rinaldi ho rintracciato alcuni elementi che si ritrovano, ovviamente descritti attraverso un impianto letterario vero e proprio, nel romanzo di Viola Ardone. Ci sono dettagli, nomi e vicende che, evidentemente, la Ardone deve aver conosciuto e letto altrove per poi trasformarli nella materia narrativa presente ne “Il treno dei bambini”.

GIOVANNA BRUNITTO (recensione sul blog personale)
Quest’anno mi ero prefissa di parlare esclusivamente di libri di autrici femminili e, mantenendo questa linea, ho parlato a gennaio scorso del libro di Viola Ardone – Il treno dei bambini. Però dopo qualche giorno ho scoperto che il libro della Ardone si ispirava ad un altro testo. Èpur vero che nelle premesse era segnalato chiaramente, ma sul momento non avevo dato importanza alla cosa; poi ho approfondito e ho scoperto “I treni della felicità, storie di bambini in viaggio tra due Italie” dello storico Giovanni Rinaldi e mi si è aperto un mondo.

MARIA PIA ROMANO (recensione su LIBRERIAMO)
Al libro di Giovanni Rinaldi si è ispirata Viola Ardone. Un libro piccolo e immenso, una sorgente di storie, ognuna delle quali potrebbe diventare un romanzo. Lo sa bene la bravissima Viola Ardone, che nel settembre 2019 ha pubblicato con Einaudi Stile Libero “Il treno dei bambini”, e che abbiamo recentemente intervistato. Nel suo stupendo romanzo ci sono Amerigo e Derna.
Sono proprio loro e, anche se i luoghi non sono quelli della vicenda reale, li riconosciamo e ci commuoviamo pagina dopo pagina. 

ROSA ROSSI (recensione su INFODEM)
Il titolo è Il treno bei bambini, l’autrice Viola Ardone, l’editore Einaudi (2019). La voce narrante è quella di Amerigo, uno dei bambini ospitati da una famiglia del Nord. Ora, Amerigo è uno dei tanti bambini che riempiono le pagine de I treni della felicità di Giovanni Rinaldi, e la vicenda narrata dall’autrice corrisponde al racconto del bambino di allora, incontrato da Rinaldi, insieme al regista Alessandro Piva, nel corso della ricerca sul campo di ‘fonti orali’, durante il loro lungo lavoro di documentazione.

PIERO FERRANTE (post sulla pagina personale Facebook)
Ma quei due nomi, Amerigo e Derna, che ridanno corpo, ridisegnandola quasi abusivamente, alla vicenda umana di Americo Marino e Derna Scandali, ‘cafone’ figlio della malaterra sanseverese lui, compagna anconetana lei, meritavano forse un’attenzione suppletiva.
Loro, e quelle lotte contadine, quel sangue sull’asfalto, quelle istanze di libertà che si sono alzate tra le strade di Capitanata nell’immediato dopoguerra.

CECILIA DE MARCHI MOYANO (recensione sul blog CANNELLAECAFFE’)
In un certo senso, è capitato qualcosa di molto simile a quanto successo con L’origine perduta di Matilde Asensi: la Ardone ha preso molte idee raccontate dagli stessi attori della storia nei documenti prodotti da diversi ricercatori, come per esempio I treni della felicità, libro dello stesso Rinaldi, e soltanto dopo la nona edizione è stata inclusa una bibliografia delle fonti consultate come una specie di riconoscimento verso chi ha lavorato per documentare la storia, la materia stessa con cui è stato fatto questo libro.

ONIDE DONATI (articolo su STRISCIAROSSA)
…a San Severo (Foggia), “paese di braccianti affamati e disperati, senza terra e senza lavoro, come tanti altri paesi della zona, da Minervino a Gravina da Andria ad Altamura” – scrive Miriam Mafai nella prefazione del libro di Rinaldi – il 23 marzo 1950 i braccianti scioperarono e la repressione poliziesca fu feroce: in 180 vennero arrestati e tenuti nel carcere di Lucera per due anni con l’accusa di “Insurrezione armata contro i poteri dello Stato”. Il processo li assolse tutti il 5 aprile 1952, ma nel frattempo i loro figli si ritrovarono soli e di quella solitudine si occuparono le donne comuniste di Ancona guidate da Derna Scandali. Derna è anche il nome che Viola Ardone ha dato, credo non casualmente, alla “mamma” affidataria di Amerigo, il protagonista del suo romanzo.

TIZIANA RUBANO (post su pagina personale Facebook)
La storia era stata documentata ma mai narrata dice l’autrice in una intervista. E si sa la narrativa sfonda muri solidi e arriva a cuori che altrimenti mai avrebbero saputo. Porta ad empatizzare, crea emozione. Qui sta il grande merito di Viola Ardone: aver raccontato abilmente una storia su cui altri avevano lavorato intensamente. Aver ripreso testimonianze, interi brani, mescolato espressioni e commenti reali estrapolati dai testi, mantenuto stessi nomi e soprannomi, per farne il racconto di uno fra tanti. Amerigo. 

CLAUDIA PAVAN (post sul blog KEEPCALM&DRINKCOFFEE)
Credevo che il suo romanzo fosse semplicemente ispirato a vicende storiche e, nella mia smisurata ignoranza, avevo supposto che i personaggi fossero di fantasia.
(…) Dunque Americo (che io ho conosciuto come Amerigo) non solo è un personaggio reale ma è vivente!
Sarebbe davvero meraviglioso se potesse ricevere il mio e tuo (penso di trovarti d’accordo) abbraccio virtuale, con tanti tanti complimenti che magari Giovanni Rinaldi vorrà estendergli da parte nostra.
Grazie!

E proprio in relazione al post di KeepCalm&DrinkCoffee e all'”abbraccio virtuale” di Claudia Pavan, Americo Marino, per la prima volta (il 26 aprile 2021, dopo più di un anno e mezzo di silenzio), interviene per commentare.
Scrive Americo: “Ciao Claudia, scusami se rispondo personalmente con ritardo, ma non mi è stato possibile farlo prima. Hai ragione, quel bambino sono proprio io, in versione romanzata e, ahimé, un po’ distorta della mia immagine e di quella dei miei genitori che non ci sono più. Non sei la prima e non sarai di certo l’ultima a notarlo, c’è qualcuno però che tenta di negarlo in ogni modo contraddicendo affermazioni (pubbliche) fatte precedentemente… ma si sa che tutti i nodi prima o poi vengono al pettine. È solo questione di tempo.
Considero l’onestà una grande dote, ma non tutti ce l’hanno purtroppo.
Chiunque abbia domande o curiosità da pormi, sono sempre disponibile, anche in privato su Facebook.
Un abbraccio virtuale anche da parte mia! Americo Marino
“.
La risposta di Claudia Pavan: “Americo! Non so dirle che piacere leggerla: sono davvero onorata e la ringrazio moltissimo! Nel frattempo ho letto il libro di Giovanni e l’ho conosciuta per la persona carismatica e speciale che è, e per come si è costruito con impegno la sua barbieria. Il bene che le vogliono i suoi amici lo testimonia ed è la prova che anche lei si è adoperato per la comunità.
Ricevere e fare del bene è qualcosa di importante e vitale, e riveste un valore inestimabile.
Mi sono molto emozionata anche per il suo incontro con Derna e per le parole con le quali racconta delle sue mamme al plurale.
Come dice lei, l’onestà è una grande dote, e le persone oneste brillano sulle altre, questo è indubbio, anche se a volte il buio dell’ingordigia di alcuni può tentare di oscurare.
In quanto ai nodi che prima o poi devono venire al pettine … chi più di un barbiere può insegnarcelo?!
Io confido che la distorsione dei fatti di cui è stato vittima possa essere risanata anche un passo alla volta, con il passaparola della gente comune, proprio come la vostra storia ci ha insegnato.
Sono sinceramente grata per la sua disponibilità e la ringrazio infinitamente per l’insegnamento di come la vita possa riservare nuovi orizzonti e nuove possibilità a chi sa aprire il cuore
“.

Americo Marino comincia a raccontare di sé e lo fa – timidamente – in forma di commento al post nel blog di Claudia Pavan che, proprio per non perdere il senso di questa prima apertura autobiografica di Americo, gli dedica un altro post che intitola “Mamme, di Americo Marino“.
Lo riporto integralmente:

Americo ha scritto nei commenti il racconto dei suoi ricordi: talmente bello che non può rimanere soltanto lì con il rischio che qualcuno se lo perda.
Riporto testualmente:
Con piacere riporto i miei ricordi d’infanzia.
Oltre a mia mamma biologica, ho avuto altre mamme come Derna e sua cugina che mi accolsero ad Ancona e cresciuto come un loro figlio, circondato da tutte le attenzioni.
In particolare voglio ricordare Derna Scandali, la nota sindacalista, che all’epoca si diede da fare per organizzare nei minimi dettagli l’arrivo e l’affido alle famiglie di noi piccoli meridionali.
Mise in moto una macchina organizzativa eccezionale per l’epoca che, nonostante la povertà del dopoguerra, la solidarietà nei nostri confronti non venne a mancare.
Derna e sua cugina abitavano vicine, lei aveva una vita indipendente e ogni giorno ci ritrovammo a tavola tutti insieme, giorno e sera.
Organizzava anche le colonie, ci portava al mare e noi bambini ci divertivamo.
Passammo così le giornate estive.
Ma voglio ricordare anche mia madre.
Feci di tutto pur di non rimanere al mio Paese perché conoscevo bene la povertà del Sud.
Lei vedendomi triste e che non mangiavo più per il dispiacere di aver lasciato Ancona, a malincuore mi lasciò partire pur di sapermi felice e di avere la gioia negli occhi, poiché sapeva che ero in buone mani, anche se aveva piacere (giustamente) di avermi con sé e di vedermi crescere.
Oggi mi sento in colpa per questo, proprio per non averle dato la gioia di vedermi crescere, al tempo stesso, però, ripenso a quel bambino che ad Ancona aveva tutto, per me era un mondo che ho sempre definito “a colori”.
Ho capito che solo un grande amore di una madre verso il proprio figlio può far accadere ciò.
Spesso mi chiedo che cosa avrei fatto io al suo posto: probabilmente lo stesso, avrei lasciato andare anch’io mio figlio.
Purtroppo, queste grandi Donne, sono tutte scomparse, ma non posso dimenticare tutto quello che di positivo hanno fatto. Il loro ricordo è sempre vivo in me.
E se oggi sono quello che sono, lo devo a loro.
Direi che le parole di Americo dipingono esattamente la vera essenza dell’essere Mamma.
Chissà quante volte avrai anche tu affrontato la considerazione di come non sia così scontato che mamma intesa come colei che partorisce, coincida con mamma intesa come colei che ha la capacità di dispensare amore al di là di sé stessa.
Troppe sono le storie di bimbi abbandonati o maltrattati dalle loro madri biologiche. Troppe sono le storie di bambini costretti a crescere senza ricevere affetto.
Americo invece ci racconta della dimostrazione di immenso amore della sua vera Mamma, che ha accettato il suo “mondo a colori.”
E allo stesso tempo, il semplice mostrarsi per la persona che è, testimonia che chi lo ha accolto, ha fatto sì che lui potesse proseguire la crescita nel migliore dei modi.
Il forte senso di famiglia è dunque se possibile ancor più potenziato per Americo, che tiene tantissimo alla memoria dei suoi genitori.
Per questo, posso comprendere l’amarezza nel vedere la propria storia raccontata in alcune parti e poi trasposta in un contesto completamente diverso, soprattutto con riferimenti familiari lontanissimi.
Ricapitolando: io mi sono affezionata al personaggio descritto nel libro di Viola Ardone pensando che fosse di fantasia, per poi scoprire invece che esiste veramente, che ha veramente viaggiato sul treno e che è stato veramente accolto e ospitato da Derna.
E non solo: grazie a Giovanni Rinaldi ci siamo messi in contatto e ho avuto l’opportunità di conoscere la realtà e di capire che ci si sente defraudati sapendo che partendo da una base di fatti reali, e in assenza di specifiche o disclaimer, la maggior parte delle persone potrebbe pensare che anche tutto il resto sia vero.
Per questo mi permetto di dare voce al bambino Americo che non ha mai tagliato la coda ai topi né raccolto stracci, e che da piccolo, così come da grande, ci insegna a desiderare un mondo a colori fatto di persone per bene come loro.

***

Nota
Tutto quanto scritto – tranne le citazioni, fedelmente riportate -, è frutto evidente di mie ipotesi, suggestioni, libera interpretazione, fantasia.
Aspetti che non investono la sfera della critica testuale e della qualità letteraria, ma unicamente il rapporto che esiste tra la realtà storica e la sua rappresentazione e trasformazione in “romanzo storico”.
Si vuol sottolineare, qui, la relazione etica, più dello sviluppo letterario.
Le mie parole possono essere, ovviamente, controbattute e confutate, sempre che qualcuno si dimostri disponibile ad affrontarle, analizzarle, per dialogarci su e confrontarsi serenamente.
G. R.

Foggia, 3 dicembre 2020 (aggiornato 16 maggio 2021)

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Ancona, primi anni ’50.
In primo piano Americo Marino (rimasto a vivere ad Ancona), alle sue spalle Derna Scandali.
(Archivio Rinaldi, Foggia)